Democrazia Partecipata “in presenza”, il valore degli incontri pubblici per rafforzare i processi in Sicilia

Democrazia Partecipata “in presenza”, il valore degli incontri pubblici per rafforzare i processi in Sicilia

Non di sole assemblee per votare sono fatti gli appuntamenti “in presenza” dei processi di democrazia partecipata siciliani. Si stanno diffondendo infatti occasioni di confronti pubblici posti all’inizio dei processi annuali, per illustrarne le modalità; oppure nel bel mezzo dell’iter, per consentire approfondimenti o co-progettazioni; oppure ancora alla fine, per far conoscere i progetti su cui votare e rendere più consapevole il voto.
“Spendiamoli Insieme” spesso è presente a questi meeting o ne è co-organizzatore e il team di ricercatori sottolinea che si tratta di opportunità fondamentali. «Che i siciliani conoscano bene i diversi passaggi dei processi di partecipazione che si svolgono nelle loro città è indispensabile. Che conoscano vincoli, obblighi, condizioni è la base per una partecipazione efficace e responsabile. La partecipazione senza conoscenza resta monca, quando non svuotata del tutto».
Ecco il perché – dunque – di una “carrellata” sui 20 territori che questi incontri li fanno e sugli effetti che ne derivano.

Incontri ad avvio, durante o a fine iter

Partiamo da una “capitale”: Caltanissetta (fondi per 30 mila euro annui). La città – che sulla democrazia partecipata chiama alle urne i cittadini due volte, una per decidere le aree tematiche e un’altra per decidere i progetti da finanziare – realizza un incontro pubblico di chiarimento durante la fase della raccolta delle proposte. Risultato? Tanti i progetti presentati, pochissimi quelli non ammessi, numerosi i votanti. Per fare un esempio, nel 2024 su 15 progetti presentati ne viene escluso solo uno e due vengono ammessi con riserva e i 5 “vincitori” vengono votati da un totale di 938 cittadini. A Caltanissetta – importante sottolinearlo – l’incontro pubblico è convocato dal Comune.

Né questo è l’unico caso. Diversi sono i Comuni che si fanno carico di organizzare uno o più incontri pubblici. Tra questi c’è Camporeale nel Palermitano (che dispone di 27/28 mila euro annui). Qui il processo di democrazia partecipata si caratterizza per garantire la realizzazione di un gran numero di progetti a causa di un limite massimo posto per ciascuna proposta (3000 euro). Si fa l’incontro, si fa l’avviso, si presentano i progetti e poi si fanno le votazioni. Tutte le tappe sono rispettate. E la partecipazione se ne avvantaggia, come si vede sia dalle tante proposte di volta in volta registrate sia dall’andamento delle votazioni. Non è un caso, infatti, che a votare siano sempre più cittadini: si passa dai 440 del 2021 ai 735 del 2024. E poiché la cittadina ha in tutto poco più di 3000 residenti, in pratica a votare per la democrazia partecipata va un abitante su 4.
A Camporeale, però, gli appuntamenti pubblici sono due: uno che dà il via all’iter e uno dedicato a illustrare i progetti presentati così da rendere più consapevole l’espressione delle preferenze.

Accade anche a Grammichele (CT) dove il Comune, fermo da sempre, si mette in moto nel 2024. A budget ci sono 9 mila euro. L’avviso, pubblicato a fine giugno, non sortisce gli effetti sperati. E così viene convocato un incontro pubblico, a cui “Spendiamoli Insieme” è invitato e partecipa, che illustra fasi, obiettivi e logiche della democrazia partecipata e si prorogano i termini per la presentazione delle proposte da parte dei cittadini. Di più. Una volta acquisite le proposte e prima dell’avvio delle votazioni si svolge un ulteriore incontro nel quale i proponenti illustrano le loro idee. A votare sono 490 cittadini che decretano la “vittoria” di 3 progetti dei 18 ammessi.

Due incontri anche a Regalbuto nell’Ennese nel 2024. Uno durante la raccolta delle proposte, dedicato a chiarimenti e approfondimenti, e un altro alla fine della raccolta, dedicato espressamente alla co-progettazione. A quest’ultimo partecipano i diversi soggetti proponenti. Si vota poi in assemblea (un terzo momento pubblico “live”) ma purtroppo non si conosce il numero di votanti (informazione che manca anche per i processi partecipativi degli anni precedenti). Comunque i 13.500 euro disponibili vanno a finanziare 3 progetti di cui uno rimodulato.

In altri Comuni l’incontro è spesso uno solo e serve all’uno o all’altro scopo. È il caso di San Cataldo nel Nisseno che ha fondi per circa 15 mila euro. Qui, dopo anni di stasi, nel 2023 si approva il Regolamento e si realizza il primo processo, per il quale però i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” non sono riusciti a trovare l’atto finale, l’esito. Nel 2024 si modifica il Regolamento, si fa l’avviso, si raccolgono le proposte e – a questo punto – viene indetta un’assemblea di presentazione dei diversi progetti. Solo dopo l’assemblea parte la fase della votazione. Non si conosce il numero di votanti, ma comunque un progetto “vince” (tra i tre ammessi), viene finanziato ed è attuato.

La “svolta” di Agrigento

Ad Agrigento è la comunità a convocare l’incontro con la partecipazione del Comune. Agrigento è uno dei territori-pilota di “Spendiamoli Insieme” che sul territorio ha attivato un progetto ad hoc nell’ambito del bando “Realizziamo il cambiamento con il Sud”, con il sostegno di Fondazione Realizza il Cambiamento, Fondazione Con il Sud e ActionAid International Italia E.T.S. La città risultava inadempiente e aveva sempre perso i fondi.
Ad Agrigento, insomma, si doveva “ricominciare da zero”. E si riesce a farlo grazie anche alla collaborazione dei partner locali Acuarinto e Agorà Mundi. E così “Spendiamoli Insieme” sostiene il Comune sia nella redazione del nuovo “Regolamento per l’uso dei fondi di democrazia partecipata”, che ha modificato e migliorato il precedente, datato 2017, sia nella predisposizione dell’avviso pubblico annuale. E co-organizza con i partner locali due incontri nello stesso giorno, uno la mattina e uno il pomeriggio, il primo al Teatro comunale, il secondo, dedicato in particolare agli immigrati, in uno dei luoghi di ritrovo abituali delle comunità straniere di Agrigento. L’obiettivo è quello di coinvolgere tutta la popolazione nel percorso e, in particolare, di illustrare le modalità di partecipazione.
È un passo necessario perché in città la democrazia partecipata è sconosciuta ai più. E i soldi a budget (attorno ai 7 mila euro annui) non sono abbastanza per esaltare gli animi. Per di più i due processi, quello del 2023 e quello del 2024, vengono fatti in contemporanea, per cercare di salvare tutto il salvabile, e anche questa contemporaneità avrebbe potuto ingenerare confusione.
L’esperienza si conclude bene: per il 2023 si registrano 4 proposte, 408 votanti, 1 vincitore; per il 2024 si registrano 7 proposte, 576 votanti, 1 vincitore.

Il valore della collaborazione

Spesso, insomma, i passi in avanti si fanno grazie alla collaborazione tra ente locale e associazionismo. È il caso di Paternò nel Catanese e a Partinico nel Palermitano, due città che sono rimaste inadempienti in tema di democrazia partecipata fino a due anni fa. Per entrambe l’anno cruciale è il 2023, anno in cui diventano territori-pilota di “Spendiamoli Insieme”.

Le conseguenze? A Partinico nel 2023 si approva il Regolamento, si fanno diversi incontri pubblici curati da “Spendiamoli Insieme” con il circolo Arci “Partinico Solidale e il Comune. I fondi sono sfiorano i 27 mila euro e il risultato sono: 17 proposte ammesse a votazione, 1029 voti (praticamente quanti se ne sono contati a Catania con una popolazione di quasi dieci volte superiore) e 3 proposte vincitrici provenienti da altrettanti istituti scolastici. L’anno successivo si tengono un primo incontro online e un secondo live. In questo caso le risorse sono decisamente inferiori (5.600 euro) ma la partecipazione resta alta: 6 le proposte ammesse, 324 le preferenze espresse dalla cittadinanza e 2 i progetti finanziati (uno con finanziamento parziale).

Simile la vicenda di Paternò che dispone di fondi annuali per 20 mila euro circa. Nel 2023 viene approvato il Regolamento che raccoglie tutti i suggerimenti più avanzati provenienti dall’esperienza siciliana: le tempistiche ben individuate, il diritto di partecipazione concesso anche ai sedicenni e diciassettenni, le votazioni per via telematica che assicura maggiori trasparenza e tempestività. In secondo luogo si svolge, per la prima volta, l’intero processo. Che si avvia il 28 giugno (ovvero entro il 30 giugno, come previsto dall’apparato normativo regionale), si sviluppa con l’ammissione al voto di 9 proposte presentate da cittadini, procede con la convocazione di un incontro pubblico nel quale vengono presentati i diversi progetti dando il via alle votazioni e si conclude con la registrazione di 570 voti e l’ammissione al finanziamento di 3 progetti. Va ancora meglio l’anno successivo: due gli incontri, uno online e uno in presenza; 9 le proposte ammesse alla fase di voto; 1499 i votanti; 3 progetti finanziati.

E ancora, sempre in tema di collaborazioni, c’è il caso Avola nel Siracusano. Nel 2022 ad Avola si registrano un bel po’ di polemiche per l’andamento del processo di democrazia partecipata. Dei 30 mila euro disponibili magna pars (24 mila) vanno ad uno dei tre progetti finanziati. E la decisione è presa con una delibera di Giunta. Delle votazioni di preferenza dei cittadini non c’è traccia. Avola diventa uno dei territorio-pilota di “Spendiamoli Insieme”. La collaborazione si realizza per i processi del 2023 e del 2024. E in entrambi i casi le votazioni si fanno. Nel 2023 però proprio sulle votazioni “Spendiamoli Insieme” con i partner locali associazione Acquanuvena e Associazioni in Rete di Avola evidenziano varie criticità: “un giorno solo per votare con annuncio della votazione pubblicato soltanto pochi giorni prima, assenza di qualsiasi momento pubblico di presentazione dei progetti ammessi al voto, obbligo di utilizzo dello SPID per poter votare, soluzione che esclude parecchie persone”. L’anno successivo si pone rimedio: “Spendiamoli Insieme” e i partner locali organizzano un incontro di informazione e co-progettazione al quale partecipa anche l’assessore al bilancio del Comune. Successivamente è il Comune a convocare l’incontro che era mancato nel 2023, con la presentazione pubblica dei progetti ammessi al voto. Gli esiti? Nel 2023 sono 23 le proposte presentate, 12 ammesse (quindi il 50% escluso), 433 i votanti, 1 progetto finanziato. Nel 2024 sono 8 le proposte presentate, 6 quelle ammesse (quindi è escluso il 25%), 641 i votanti, 2 progetti finanziati.

Co-progettazioni a Siracusa

È esclusivamente sulla fase delle votazioni che si è realizzata la collaborazione tra “Spendiamoli Insieme” e Siracusa. Nell’ambito di questa intesa si sono infatti svolte, su una piattaforma dedicata, fornita dall’impresa sociale Bipart, partner di “Spendiamoli Insieme”, le votazioni che hanno permesso alla cittadinanza siracusana di scegliere i progetti da finanziare per l’annualità 2021. Altrettanto è accaduto per le annualità successive. La città infatti accumulava grossi ritardi (a volte di un anno intero o quasi) nel completamento dei processi.
Quello che caratterizza la città di Ortigia è – come si legge nel “nuovo” Regolamento, datato ottobre 2024 – la previsione ufficiale della fase di co-progettazione. Lo si ritrova nero su bianco nell’avviso del 2025, già pubblicato bruciando i tempi e in netta controtendenza rispetto ai ritardi degli anni scorsi. Cosa succede? Succede che il Responsabile del procedimento interverrà, una volta terminata la raccolta delle proposte, convocando incontri tematici aperti ai cittadini proponenti e ai tecnici comunali dei diversi ambiti.
“Questa fase ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza delle reciproche proposte, la collaborazione e la corresponsabilità tra cittadini e il dialogo con l’Amministrazione; obiettivo di questa fase è individuare le soluzioni possibili e trasformarle in proposte progettuali definite e quantificabili. Tutti i cittadini che hanno presentato proposte di progetti, saranno invitati agli incontri tematici; potranno altresì partecipare, in qualità di uditori, anche i cittadini interessati ad ascoltare le idee proposte”.
È un vero e proprio salto di qualità. A votazione andranno i progetti venuti fuori dai confronti, quindi non solo progetti “in regola” ma anche già condivisi e rimodulati per la massima “convergenza” possibile. La democrazia partecipata 2025 di Siracusa, insomma, va seguita con attenzione, passaggio dopo passaggio. Indica, infatti, una prassi di eccellenza che assicura un impegno fattivo dell’ente locale anche nel livello tecnico-burocratico.

Quando gli incontri da soli non bastano

Incontri sì ma con molte ombre in altri Comuni, invece. Facciamo il caso di Aci Castello nel Catanese. Il Comune ha “saltato” l’incontro pubblico che dà il via al processo solo negli anni della pandemia, quando semplicemente era vietato. A rigore la cittadina ha fondamentalmente un solo “difetto”: svolge il processo partecipativo sempre nel finale d’anno e gli esiti arrivano l’anno successivo. Non è un “errore” di poco conto però finora Aci Castello ha sempre speso i propri fondi (che negli ultimi anni sono stati di circa 11 mila euro) tranne quando ha scelto – tramite valutazioni del tavolo tecnico – di non ammettere alcuna delle proposte ricevute, dando sempre le ragioni di questo rifiuto. È successo ancora nel 2024, dopo anni di processi e di incontri.
E allora la domanda sorge spontanea: ma a cosa servono gli incontri pubblici se poi i cittadini proponenti presentano progetti che non si possono realizzare (budget esagerato, per esempio, oppure informazioni mancanti e altre intoppo di questo genere)? Lo strumento dell’incontro pubblico non dovrebbe risolvere “a monte” proprio questi problemi, spiegando con chiarezza cosa si può fare e come farlo?

L’incontro pubblico è una “tradizione” anche a Gibellina nel Trapanese. La cittadina dispone di 14/15 mila euro annui e prevede un’assemblea di “concertazione” nella quale si illustrano i progetti presentati e si dà il via alle votazioni che poi proseguono nei giorni successivi. Qualcosa però non va bene se è vero che a partecipare sono pochissimi cittadini: votano in 18 nel 2022, in 68 nel 2023, addirittura in 3 nel 2024.

Identico l’iter di Salemi, sempre nel Trapanese. I fondi ammontano a circa 11 mila euro, l’assemblea viene convocata dopo la presentazione delle proposte dei cittadini e ha l’obiettivo di “concertare le iniziative da realizzare”. Qui non c’è traccia di votazioni e non si dice nulla di più neanche nei documenti finali. Nell’assemblea – si legge – “i cittadini intervenuti hanno avuto modo di verificare l’ammissibilità e la fattibilità dei progetti presentati”. Poi viene “rimandata agli organi istituzionali la verifica di ammissibilità e fattibilità delle proposte al fine di il documento della partecipazione predisposto alla conclusione della fase di valutazione e successivamente approvato dalla Giunta Comunale”. In pratica sceglie l’amministrazione. E non si sa se in assemblea intervengono mille cittadini, 10 o 0. Ogni anno, comunque, sono numerosi i progetti approvati e finanziati.

A Milena nel Nisseno (circa 15 mila euro a disposizione ogni anno) l’assemblea c’è ma ad avvio del processo partecipativo. Qualche pecca si registra anche qui visto che negli ultimi tre anni non si è votato: nel 2022 e nel 2023 perché viene presentato un solo progetto e nel 2024 perché un solo progetto è stato ritenuto ammissibile. L’incontro insomma non sembra sia servito a coinvolgere effettivamente la cittadinanza o, almeno, non è stato in grado di far venire in mente diverse buone idee da presentare.

A Rodì Milici (ME) dove a presentare proposte, in barba alla normativa, è il Comune stesso e ai cittadini viene richiesto solo di scegliere l’area tematica entro la quale far ricadere i progetti, l’incontro pubblico serve ancora meno. Soprattutto perché va deserto. Nessuna associazione e nessun cittadino partecipa. È accaduto anno dopo anno. Ed è accaduto anche l’anno scorso. I quasi 10 mila euro annui disponibili vengono investiti nell’assenza della cittadinanza.

Per Acquaviva Platani nel Nisseno il discorso è ancora diverso. La cittadina “risolve” l’iter di democrazia partecipata invitando a un confronto pubblico le associazioni del territorio e qualsiasi cittadino voglia intervenire. L’incontro si svolge sempre nel finale d’anno. I soldi disponibili ammontano a circa 7 mila euro. Di volta in volta, il verbale di riunione dà, senza “numeri” di preferenza e con qualche dettaglio, uno o più “vincitori”. Il processo, insomma, si sviluppa “all’acqua di rose”.
È un iter rispettoso della legge? Realizza vera partecipazione? Mah! A “naso” non si può proprio dire che un singolo incontro possa sostituire validamente tutte le fasi del percorso partecipativo disegnato dalla normativa.

Comunque sia, il meccanismo è simile – il Comune convoca l’assemblea nella quale i cittadini devono presentare proposte che poi saranno valutate sotto il profilo tecnico – ad Alì Terme nel Messinese (fondi per 8.500 euro) e a Campofelice di Fitalia nel Palermitano (fondi per 3.600). L’anno scorso è successo anche a Castelbuono, sempre nel Palermitano (poco meno di 2000 euro).

Un meccanismo anomalo è quello di Aci Bonaccorsi nel Catanese dove l’incontro serve sì a presentare le proposte ammesse ma anche ad eleggere i rappresentanti dei cittadini che faranno parte del tavolo tecnico cui è affidata la selezione del progetto “vincitore”. Si salta del tutto la fase delle votazioni. Basta la partecipazione di un rappresentante al tavolo tecnico a garantire l’espressione di preferenza da parte dei cittadini obbligatoria per legge? A rigore sembrerebbe di no. In ogni caso, la città assegna puntualmente le risorse (14/15 mila euro annui).

 

Iria Cogliani

Nella foto l’incontro pubblico di Grammichele del 22 luglio 2024