
Sono 25 i Comuni nei dintorni di Caltagirone. Il più vicino è San Michele di Ganzaria, a circa 12 chilometri, e i più distanti sono Gela e Giarratana che in linea d’aria si trovano a circa 35 chilometri. In questo ampio circondario si possono rintracciare praticamente tutti gli esempi di buone e di cattive pratiche nel campo della democrazia partecipata.
Il “caso” Mirabella Imbaccari
Nessuno dei 25 municipi considerati ha ancora “battuto un colpo” per il processo di democrazia partecipata del 2025. Tranne Mirabella Imbaccari, Comune dell’ex provincia etnea, che dispone di circa 15 mila euro annui ed è l’unico ad aver già non solo avviato ma anche completato il processo per l’anno in corso. Ma su Mirabella Imbaccari, “Spendiamoli Insieme” preparerà un approfondimento nelle prossime settimane.
Qui quindi cominciamo ad occuparci di due Comuni che si caratterizzano per un gran numero di progetti finanziati ogni anno e per una “partecipazione monca”: Comiso nel Ragusano e Ramacca nel Catanese.
Città a “partecipazione monca”
A Comiso, (fondi tra 15 e 22 mila euro annui) il meccanismo di democrazia partecipata si deve dedurre dagli avvisi visto che il Regolamento risulta approvato nel 2019 ma i ricercatori non sono riusciti a trovarlo. Anche qui, comunque, si “saltano” le votazioni. A Ramacca (fondi annui tra i 7 e gli 11 mila euro) il Regolamento, anch’esso del 2019, è stato invece trovato.
In entrambi i casi, comunque, non sono previste le votazioni per la scelta del progetto da finanziare ed è il Comune che sceglie. In entrambi i casi, inoltre, il Comune di volta in volta finanzia tutte le proposte pervenute, purché con i requisiti in regola. A Comiso sono sono stati 9 nel 2024, 7 nel 2023, 6 nel 2022. A Ramacca sono stati 5 nel 2024, 3 nel 2023 e 2 nel 2022.
Sul piano pratico, un iter di questo genere lascia spazio a diversi dubbi. Il più ovvio è questo: cosa accadrebbe se venissero presentate decine di progetti e non si potesse nei fatti provvedere al loro finanziamento? Insomma, la fase della selezione a cura della cittadinanza non è facilmente “eliminabile”.
Eppure succede. Succede anche a San Cono nel Catanese (fondi per 12/13 mila euro) e ad Aidone nell’Ennese (fondi per 15 mila euro), rispettivamente con Regolamenti del 2016 e del 2021 che assegnano ad una Commissione il potere di scegliere cosa finanziare. Ad Aidone inoltre, sia nel 2024 sia nel 2023, è stato presentato un solo progetto, poi automaticamente finanziato.
La presentazione di un’unica proposta è un’altra situazione in cui le votazioni si “saltano”. Accade pure a Giarratana nel Ragusano (fondi per 13 mila euro) che solo l’anno scorso è riuscita a portare a compimento il proprio iter, ma appunto con un solo progetto presentato e di conseguenza finanziato. Negli anni precedenti i soldi non sono stati spesi.
Salta un passaggio fondamentale della partecipazione, ma per altro verso, pure Raddusa nel Catanese (fondi per 14 mila euro). Qui i cittadini possono votare ma non possono proporre. A loro è chiesto di scegliere tra progetti presentati dal Comune.
Informazioni mancanti
Mazzarrone nel Catanese (fondi per 15 mila euro annui), Monterosso Almo nel Ragusano (fondi per 20 mila euro annui) e Valguarnera Caropepe nell’Ennese (fondi per 11 mila euro annui) hanno una pecca comune. Svolgono con regolarità i propri iter ma non forniscono appieno tutti i dettagli. In particolare i progetti presentati restano “anonimi”, nel senso che non viene comunicato chi è il soggetto proponente. Val la pena di sottolineare che la normativa prevede che in tutte le fasi l’informazione debba essere completa e tempestiva.
Informazioni mancanti anche a Mineo nel Catanese (fondi tra i 7 e i 12 mila euro), dove, nonostante il Regolamento del 2019, la democrazia partecipata non c’è stata fino a tre anni fa. Poi qualcosa ha cominciato a muoversi. Ma non è andato tutto bene. Nel 2022 si sbagliarono i conti, mettendo a budget 7 mila euro “contro” i 12 mila effettivamente disponibili. Nel 2023 non si danno notizie in merito a quali e quante proposte siano state presentate e non si realizza la fase della votazione. Nel 2024 non è stato possibile trovare il documento finale, l’esito del processo.
Il “caso” Gela
Gela nel Nisseno è stato per molto tempo tra i Comuni virtuosi in tema di democrazia partecipata. E anche tra quelli che hanno un buon “budget” dedicato, avendo destinato 60 mila euro annui a questo scopo. Per di più il suo Regolamento, pur molto datato (2017), ha aspetti interessanti. Per esempio sono ammessi alla partecipazione anche i minorenni dai 16 anni in su (ma gli avvisi aprono invece solo ai maggiorenni) e si prevede la possibilità di fare ricorso a “figure coadiuvanti” (coordinatori di bilancio partecipato, coordinatori di progetto e altre figure interne o esterne all’Amministrazione stessa) volte a facilitare la partecipazione.
Una cosa che manca nel Regolamento è la fase della raccolta delle preferenze dei cittadini. La Città ha però provveduto e ogni anno ha indetto le votazioni. Una scelta felice visto che, tranne il 2022, anno in cui si tocca la punta minima con 252 votanti, la partecipazione è stata alta (3678 nel 2020, 2690 nel 2021, 1477 nel 2023).
A Gela però – dopo anni di processi svolti fino in fondo – l’anno scorso tutto si è fermato. Non è un caso. Il Comune nel novembre 2023 ha dichiarato il dissesto finanziario, per cui la democrazia partecipata smette di essere obbligatoria. La mancata predisposizione dell’iter nel 2024 dunque non è una inadempienza vera e propria.
Gli inadempienti
Vicino a Caltagirone ricadono comunque alcuni Comuni che invece inadempienti lo sono davvero. Quattro sono dell’area metropolitana di Catania e due sono del Nisseno.
Castel di Iudica (CT) non ha mai mosso un dito. Non per caso è colorato in grigio sul sito di “Spendiamoli Insieme”. Neanche a dirlo, ha sempre perso i propri fondi (circa 17 mila euro annui).
Praticamente identica la storia di Licodia Eubea (CT) che ha speso i propri soldi solo nel 2018 e poi è stata ferma. Qui la somma disponibile ma non utilizzata è di 12/13 mila euro annui. Simile la vicenda di Palagonia (CT) che perde 7/8 mila euro annui.
Idem a Vizzini (CT) dove però nel 2020 ci fu almeno l’avviso. Ma neanche per quell’anno si può parlare di partecipazione. Il Comune chiese ai cittadini di esprimere una preferenza, in effetti, ma su una sola opzione. Era stato deciso che i soldi della democrazia partecipata fossero utilizzati per interventi urgenti di protezione civile. Dall’anno successivo in poi, nulla di fatto. Persi dunque i 7/8 mila euro annui disponibili.
E ancora. Niscemi (CL) dal 2019 al 2022 ha provato a svolgere il processo di democrazia partecipata (pubblicando l’avviso). Ma non è riuscito a concluderlo (e i soldi sono tornati alla Regione). In seguito – quasi con rassegnazione – non ci tenta nemmeno più. Le somme perse variano da quasi 15 mila euro (2020) a quasi 10 mila (2022).
Dopo un andamento ondivago (un anno tutto ok, l’anno successivo tutto ko), nel 2023 smette di attivare i processi di democrazia partecipata anche Mazzarino (CL) dove a disposizione ci sono circa 8 mila euro annui.
Quelli che si sono “svegliati” da poco
Altri Comuni, sempre tra i 25 vicini a Caltagirone, hanno una lunga storia di “assenza” ma negli anni scorsi si sono “svegliati”.
Uno è Grammichele nel Catanese di cui si parlerà anche a parte perché è uno di quelli che nel 2024, dopo anni di stasi, ha messo in piedi il processo di democrazia partecipata fase per fase, organizzando, tra l’altro, un incontro pubblico di presentazione della legge e dei suoi strumenti con la partecipazione anche di “Spendiamoli Insieme”. Il risultato è stato: iter completato (al primo avviso di giugno fa seguito un secondo avviso con proroga dei tempi per la presentazione delle proposte), un’assemblea pubblica, 18 proposte, 490 votanti, 3 progetti finanziati (per 9 mila euro in totale).
Come Grammichele anche Piazza Armerina nell’Ennese è stata sempre inadempiente e poi l’anno scorso si è messa in moto: viene approvato il Regolamento, viene pubblicato l’avviso, vengono raccolte 8 proposte tutte dichiarate ammissibili, viene fatta la votazione, si registrano 708 voti e un progetto dovrebbe essere finanziato. Tutte le fasi sono però svolte nel finale d’anno (avviso a novembre e votazioni a dicembre, per capirci) nonostante i fondi disponibili siano pari a 18 mila euro, e ci sia pertanto l’obbligo, valido per tutti i Comuni che hanno più di 10 mila euro, di avviare il processo prima del 30 giugno. Infine, l’esito non è chiarissimo perché, pur fornendo la graduatoria dei progetti per numero di preferenze registrate, subordina la gestione della proposta “vincitrice” alla effettiva realizzazione e alle prescrizioni del comitato tecnico. Da questa fase in poi, peraltro, i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” non sono riusciti a trovare altri atti né rassegna stampa che dia evidenza a quanto accaduto nei fatti.
E poi ci sono quelli il cui “risveglio” anche se recente è un po’ più lontano nel tempo.
Chiaramonte Gulfi nel Ragusano è stato fermo fino al 2022, anno in cui ha varato il Regolamento di democrazia partecipata. Nel 2023 modifica il Regolamento inserendo, tra l’altro, la fase delle votazioni di preferenza dei cittadini. Sul piano pratico la città svolge i processi partecipativi sia nel 2023 sia nel 2024 e assegna le risorse (circa 14 mila euro annui). Peccato che nel 2023 non dia notizie sul numero di votanti al contrario di quanto succede invece l’anno scorso quando a votare sono 648 cittadini.
Anche Vittoria, sempre nel Ragusano, si sveglia solo nel 2022 (fino ad allora ha perso i fondi, naturalmente). In questo caso, però, il Regolamento non c’è. Finora non è stato approvato, nonostante sia un atto obbligatorio. In compenso, per dirla così, la città sviluppa le diverse fasi del progetto e conosce un aumento più che significativo della partecipazione. Nel 2022 a decidere le sorti dei fondi (che si attestano attorno ai 45 mila euro annui) furono appena 33 cittadini, l’anno successivo a votare furono invece 1963 e nel 2024 furono 1747.
Un aumento della partecipazione, pure se non così significativo, si registra negli ultimi anni anche ad Acate (RG). Fino al 2021 compreso, infatti, le risorse sono andate perse (con l’unica eccezione del 2020 quando risultano impegnate e, soprattutto, viene approvato il Regolamento). Poi, appunto nel 2022, le cose cominciano a prendere un’altra piega. Il processo viene svolto e i fondi (8.500 euro circa ogni anno) vengono destinati. Anche in questo caso il dato rilevante è quello dei voti di preferenza passati dai 31 del 2022 ai 171 del 2024.
I Comuni che fanno meglio
Un paio di Comuni tra i 25 vicini a Caltagirone sono quelli che fanno meglio in tema di democrazia partecipata. Ed entrambi ricadono nell’area metropolitana di Catania.
Uno è Militello in Val di Catania che ha un Regolamento del 2017 modificato nel 2019 e poi ancora nel 2024. A partire dal 2019 la città sviluppa i processi in tutte le fasi previste e i fondi risultano impegnati (dai 12 ai 22 mila euro annui). La partecipazione però non è sempre alta. Lo segnala l’andamento incostante del numero dei votanti. Nel 2021 si supera il migliaio (1037) di voti, poi nel 2022 i voti sono appena 173, che è il dato più basso registrato nella cittadina, nel 2023 si sale a 569, nel 2024 si scende di nuovo a 338.
Last but non least, fa anche meglio San Michele di Ganzaria che fa “votare” i cittadini in assemblea pubblica ma non fornisce il numero dei votanti. Tolto questa mancata informazione, la cittadina, che dispone di circa 18 mila euro annui, svolge sempre i propri iter (talvolta con ritardo rispetto alla scadenza del 30 giugno e, ad eccezione del 2017, è riuscita ogni anno ad assegnare i propri fondi.
Iria Cogliani
Immagine di Piazza Armerina, Cattedrale, Ludvig14, via Wikimedia Commons.