È stato un aprile di grande fermento a Mazara del Vallo, almeno sotto il profilo della democrazia partecipata. Sono stati pubblicati gli avvisi con cui si dà avvio ai processi di partecipazione 2022 e 2023, che mettono a disposizione dei cittadini pochi fondi ma riabilitano soprattutto il principio della democrazia partecipata, che negli ultimi anni era stato attuato in città con discreti ritardi.
Una precisa scelta politica, peraltro a poche settimane dalle prossime elezioni amministrative, che si iscrive in un percorso di partecipazione civica che non inizia né finisce con la gestione dei fondi della democrazia partecipata, ma passa attraverso varie iniziative per promuovere la partecipazione civica come modello amministrativo.
Il primo passo è stato impresso nel 2020 con l’istituzione dell’assessorato alla partecipazione, che prima non esisteva. Poi nel 2021 la modifica al Regolamento sulla partecipazione, datato 2018, con l’obiettivo dichiarato di estendere il diritto alla partecipazione a tutte le cittadine e i cittadini di Mazara. Non a caso non c’è un limite di età o di altro tipo nel documento. Poi dal 2022 ad oggi si muovono i primi passi per le Consulte di quartiere, la Consulta dei giovani, la Consulta dei migranti, vengono approvati i Patti di collaborazione. E a fine 2023 il Comune adotta la piattaforma di partecipazione Decidim, software open source sviluppato dalla Municipalità di Barcellona nell’ambito di un progetto europeo per favorire la partecipazione democratica dal basso alle politiche pubbliche.
Tra i più convinti fautori di queste iniziative Gianfranco Casale, da settembre 2022 assessore con delega alle Politiche Giovanili, alla Partecipazione e Coesione Sociale, all’Innovazione, alla Smart City e al Benessere degli animali nel Comune di Mazara.
«Stiamo cecando di inserire nel quadro amministrativo tutti gli strumenti che permettano sussidiarietà orizzontale e circolare – continua l’assessore Gianfranco Casale – seguendo tre capisaldi: coinvolgere giovani (non a caso, le Consulte di quartiere sono aperte al voto anche dei sedicenni), cittadini e cittadine straniere (Mazara è una città interculturale, con una grande comunità tunisina che partecipa ai processi di democrazia partecipata ma ha anche tanti altri concittadini di nuova migrazione, dai subsahariani a cinesi, bengalesi, ecc), garantire rappresentanza a entrambi i generi. Seguiamo i modelli partecipativi emiliani, abbiamo anche fatto formazione per cittadine e cittadini che volevano spendersi nelle consulte e nei patti di collaborazione. Certo, il processo è molto lento. Siamo stati attaccati perché i votanti per le consulte dei quartieri sono stati il 7% della popolazione, ma sono numeri in linea o addirittura superiori a esperienze analoghe in Italia, certamente sono le percentuali più alte a sud».
In questo quadro, i fondi della democrazia partecipata a Mazara del Vallo sono, simbolicamente, solo una goccia. E a ben guardare, di goccia si tratta anche a livello effettivo, considerando l’esiguità dei finanziamenti dalle casse regionali (1288 euro per il 2021, 1412 per il 2022, 1120 per il 2023), a causa di una questione tecnica che erode il budget disponibile. Ma a livello simbolico, l’attenzione è massima.
«Fino al 2020 – spiega l’assessore Casale – la democrazia partecipata veniva attuata principalmente su impulso del segretario generale Antonina Marascia, molto sensibile al tema, che nel 2018 aveva portato in Consiglio comunale la proposta di Regolamento sulla partecipazione, poi discusso in aula e votato come atto formale, ma senza particolare interesse dalle forze politiche, eccetto il Movimento 5 Stelle. Dopo lo stallo imposto dal Covid, abbiamo provato a recuperare il ritardo, pubblicando l’anno scorso gli avvisi a valere sui fondi di democrazia partecipata 2020 e 2021 e poche settimane fa gli avvisi per il 2022 e 2023. Sul biennio 2020-21 stiamo terminando quasi tutti i lavori, sul 2022 gli uffici tecnici stanno lavorando per valutare le proposte e passare alla fase della votazione, sul 2023 si è chiuso da pochissimo l’avviso. In prospettiva, ma siamo sotto elezioni per cui la parola spetta alla cittadinanza, vorremmo raggiungere il traguardo del bilancio partecipativo che andrebbe a rendere democrazia partecipata un tassello, stimolo a buone pratiche di partecipazione».
Le difficoltà? In primo luogo amministrative. «L’apparato normativo regionale sulla democrazia partecipata non è esaustivo, va migliorato ma può servire da input per le amministrazioni illuminate – continua Casale – per introdurre sempre più i processi partecipativi nei Comuni».
Ma come rendere visibile l’effetto della democrazia partecipata se, in ballo, ci sono poco più di mille euro all’anno?
«Nonostante la buona partecipazione popolare registrata, con fondi così ridotti e due-tre progetti civici all’anno, soprattutto in questo momento di forti difficoltà economiche, con molti Comuni in fase di predissesto o dissesto, la visibilità è relativa. Rendere la partecipazione civica sempre più visibile nelle nostre politiche comunali aiuta a dare impulso al cambiamento sociale delle nostre realtà. Agli occhi dei cittadini spiccano soprattutto le opere finanziate con grandi somme. Ma a Mazara, dove la democrazia partecipata ha attecchito con progetti concreti, ad esempio nel quartiere Makara, – conclude l’assessore Casale – l’impatto è stato importante. In questo senso il ruolo della scuola è essenziale, come sentinella civica per portare avanti azioni di sensibilizzazione e cura dei beni comuni, ma anche come palestra di partecipazione».
Alessia Cotroneo