Ci sono stati tempi in cui poter esprimere il proprio voto con una X era un diritto da conquistare. Oggi, la democrazia, soprattutto se partecipata, richiede una quota in più di impegno. Perché non si tratta solo di scegliere ma, ancor prima, di individuare dal basso le azioni di cui il territorio ha bisogno. Almeno questo è lo spirito della legge regionale 5/2014 sulla democrazia partecipata in Sicilia, in base alla quale ogni anno i Comuni siciliani sono tenuti a spendere il 2% dei fondi che ricevono dalla Regione coinvolgendo i cittadini nella scelta dei progetti da realizzare.
Un coinvolgimento che prevede che siano i cittadini stessi, singoli o riuniti in associazioni, a proporre le iniziative da realizzare e, in un secondo momento, a scegliere quali effettivamente finanziare.
A tal riguardo, la circolare esplicativa 5/2017 della Regione Siciliana è molto chiara: i Comuni sono tenuti a spendere il 2% delle assegnazioni regionali prevedendo tutta una serie di adempimenti propedeutici alla spesa, tra cui, appunto, l’ascolto e l’acquisizione delle proposte da parte della cittadinanza. Non è un dettaglio ma una precisazione dalla valenza concreta, oltre che simbolica. Significa che il legislatore affida ai cittadini il compito di dettare l’agenda, non solo scegliere su un “menù” scritto da altri. E il motivo è presto detto: evitare che la partecipazione sia solo una facciata, un’etichetta apposta sopra i classici meccanismi decisionali, e che le procedure partecipative siano attuate per legittimare decisioni già prese piuttosto che per elaborare nuove soluzioni.
Eppure ancora oggi non tutti i Comuni interpretano la democrazia partecipata nel senso indicato dal legislatore. Per capire occorre guardare ai casi specifici, anche perché in questo caso i numeri ci aiutano poco. Ecco perché.
UN FENOMENO IN GRAN PARTE SOMMERSO
Per l’anno 2022, i ricercatori di Spendiamoli Insieme hanno rintracciato 33 Comuni, sui 224 che hanno avviato il processo di democrazia partecipata, in cui i cittadini hanno potuto esprimere solo una preferenza, senza possibilità di proporre alcunché. Situazione affine nel 2021, con 52 Comuni coinvolti. Ma i numeri possono risultare fuorvianti perché, a ben guardare, la situazione è ben più complessa e il fenomeno più sotterraneo di quello che i dati riescono a fotografare.
Da un lato, infatti, restano fuori dal computo i Comuni per cui non è stato possibile rintracciare l’avviso e di cui dalle carte non si riesce a ricostruire il proponente o si intuisce che è l’amministrazione comunale.
Non vengono conteggiati, poi, i casi in cui la possibilità di presentare proposte civiche è incoraggiata senza troppa convinzione: nel regolamento o nell’avviso c’è la possibilità per i cittadini di presentare proposte ma anche di scegliere progetti o aree tematiche suggerite dall’amministrazione, spesso a titolo puramente esemplificativo.
Bene ma non benissimo, se non fosse che a fronte di tanti Comuni che eseguono alla lettera quanto disposto, come a Trecastagni, nel Catanese, in cui l’avviso 2022 riporta chiaramente la possibilità di scegliere l’azione indicata dalla Giunta comunale o proporre un progetto afferente alle aree tematiche indicate, in non poche schede di votazione non c’è nemmeno lo spazio per inserire una proposta ma semplicemente caselle da contrassegnare.
È il caso di Erice, in cui pochissimi giorni fa si è chiusa la fase della consultazione della cittadinanza. Benché il Regolamento, approvato proprio quest’anno, preveda una fase di raccolta proposte («la consultazione dei cittadini alle decisioni di bilancio si svolge attraverso tavoli di approfondimento, schede di partecipazione e/o qualsiasi altra forma di interazione partecipativa»), l’avviso propone ai cittadini semplicemente di scegliere l’ambito di intervento tra quelli indicati. Ancora più esplicito il modulo di votazione, in cui si legge testualmente “mettere una croce per esprimere la scelta”.
CHI TACE ACCONSENTE E DECIDE IL COMUNE
Poi, c’è la prassi, piuttosto diffusa, per cui in assenza di proposte civiche passano de plano quelle dell’amministrazione comunale. Certo, si deve dare atto ai Comuni, in qualche caso, di provarci e riprovarci a coinvolgere i cittadini, con proroghe e ripetuti avvisi. Come a Santa Teresa di Riva, nel Messinese, che non avendo ricevuto feedback all’avviso del 26 luglio 2022, in cui invitava i cittadini a scegliere entro il 2 agosto l’area tematica su cui proporre progetti, il 12 settembre pubblica un secondo avviso in cui proroga al 30 settembre e propone tre progetti più specifici (sistemazione piazzetta Borgo Marino, acquisto complementi di arredo, attrezzatture per implementazioni aree giochi). Alla fine qualche risposta arriva e “vince” l’unico progetto con un certo grado di definizione suggerito dall’amministrazione, ovvero la sistemazione di piazzetta Borgo Marino.
Ma non capita sempre né comunque che i cittadini che “perdono il treno” della partecipazione abbiano possibilità di appello. Il fatto che in assenza di indicazioni da parte della cittadinanza il Comune decida di procedere con le sue di proposte, è un’opzione tutt’altro che infrequente. È successo l’anno scorso a Fiumedinisi, dove a seguito di zero proposte civiche sulle aree tematiche indicate nell’avviso, l’amministrazione ha scelto di destinare la somma di € 5.699,83 alle luminarie, all’acquisto di doni per le fasce deboli e di forniture e servizi per l’organizzazione di manifestazioni culturali e ricreative a tema natalizio.
Succede anche che le amministrazioni decidano di andare per la propria strada nonostante le proposte dei cittadini. È di pochi giorni fa la notizia che a Motta d’Affermo è caduta nel vuoto la proposta della Pro Loco, che ha risposto per tempo all’avviso con cui il Comune chiedeva progetti su una sola area tematica: arredo urbano. Significativa la motivazione, scritta nera su bianco nell’esito: «questa amministrazione non la ritiene meritevole d’accoglimento poiché lo studio per la toponomastica del centro abitato non rientra momentaneamente tra le priorità». I fondi per la democrazia partecipata vanno, invece, a un progetto già avviato dall’ente: l’abbellimento e valorizzazione della frazione di Torremuzza, con posaceneri, cestini, giochi per bambini, restauro ringhiere e panchine, rivitalizzazione delle fioriere. E il provvedimento passa, con voti unanimi favorevoli, per di più con carattere di urgenza.
I COMUNI IN CUI I CITTADINI POSSONO SOLO SCEGLIERE
Ma tornando dai casi limite a quelli in cui viene espressamente negata la possibilità di proposta ai cittadini, anche qui la varietà non manca. C’è chi può scegliere tra progetti propriamente detti e chi, invece, può scegliere solo tra ambiti di intervento o aree tematiche a cui destinare i fondi per la democrazia partecipata.
Tra i Comuni che non accolgono proposte ma sottopongono ai cittadini veri e propri progetti tra cui scegliere c’è Modica che in tempi record ha completato tra il febbraio e il marzo scorso, in meno di un mese, il processo partecipativo 2022. Record anche di voti ricevuti, 985 i validi, che confluiscono quasi interamente (970) sulla proposta in tema di attività sociali, scolastiche, culturali e sportive relativa alla sostituzione della pavimentazione dell’impianto sportivo dell’Oratorio San Domenico Savio a Modica Alta. Ma una partecipazione che prevede solo possibilità di scelta e non di proposta può definirsi partecipazione? Stando al dettato della Legge regionale sulla democrazia partecipata no e anche secondo l’opposizione in Consiglio comunale, che ha denunciato la distorsione dello spirito democratico della legge. Così facendo si «mortifica l’iniziativa dei cittadini, ai quali non rimane altro che votare un progetto, ma solo tra quelli già stabiliti dalla Giunta comunale, e sulla base di un regolamento approvato due anni fa dalla sola maggioranza in Consiglio. Tutta la vicenda in questi anni ha rappresentato un esempio di cattiva amministrazione – ha tuonato Vito D’Antona di Sinistra Italiana – come è vero che per ben quattro anni nei quali il sindaco Abbate non ha applicato la normativa, ha costretto il Comune a restituire alla Regione Siciliana la cifra di 132.364,18 euro».
Soluzione ibrida a Trapani, che nel 2021, dopo aver indicato ai cittadini quattro ambiti di intervento da votare (rappresentanza femminile, cura degli animali, verde, accessibilità) e dopo aver raccolto 38 preferenze, procede a ripartire le somme tra le aree tematiche in maniere corrispondente all’esito delle votazioni, affidando agli uffici comunali competenti la pubblicazione di avvisi per la presentazione di proposte progettuali da finanziare. Ad oggi ci risulta essere stata impegnata la somma di € 21.606,81 per la realizzazione di tre progetti in favore della popolazione diversamente abile. E per il 2022 l’avviso, appena pubblicato, ripercorre la stessa strada.
Cambio di registro in positivo a Fiumefreddo di Sicilia, nella Città metropolitana di Catania, dove, dopo un 2021 in cui la cittadinanza poteva solo votare progetti del Comune, quest’anno si è scelto di optare per una soluzione maggiormente concertata, invitando i cittadini a un incontro pubblico da cui sono emerse sei proposte di intervento: finanziamento all’autonomia e alla comunicazione degli alunni diversamente abili; trasporto presso i centri di riabilitazione; acquisto carrozzine da mare e passerelle per la discesa in spiaggia; ristrutturazione e messa in sicurezza dei servizi igienici della villa Comunale; riqualificazione della villetta di via Diaz; manutenzione straordinaria degli alberi ad alto fusto nelle scuole. Il più votato, quasi all’unanimità, è stato il primo progetto con 88 voti, seguito dall’acquisto di carrozzine e passerelle in spiaggia e dalla manutenzione straordinaria degli alberi nelle scuole.
Svolta in negativo a Valguarnera Caropepe, nel Nisseno, dove il 2021 si chiude con le polemiche sulla stampa locale per la partecipazione ridotta al lumicino (8 voti) rispetto ai 974 voti registrati l’anno precedente. Con il giornalista che si chiede, provocatoriamente, se la scelta di attribuire a una decisione di Giunta le tre proposte sottoposte alla cittadinanza abbia avuto un peso specifico nella scarsa risposta dei cittadini, che invece l’anno precedente avevano risposto entusiasticamente alle proposte presentate da associazioni locali.
Tra i Comuni in cui il cittadino può scegliere solo l’area tematica, lasciando una delega in bianco all’amministrazione comunale su cosa realizzare, c’è Balestrate nel Palermitano, in cui fino al 18 novembre sono aperte le votazioni online. Si legge però nell’avviso che qualora non ci fosse un’adeguata partecipazione (almeno 100 voti), l’amministrazione procederà ad un incontro con le associazioni cittadine per definire insieme l’azione/progetto da finanziare. Ultimo arrivato in questa categoria, con avviso pubblicato il 17 novembre 2022, il Comune di Letojanni che permette a chi partecipata di apporre la X su una tra 4 aree tematiche. “Scegli tu”, scrive il Comune nel lanciare l’avviso, ma quando è così c’è davvero ben poco da scegliere.
Alessia Cotroneo
Trapani, foto di Lamberto Zanotti, via Wikimedia Commons