I dati ufficiali sulla democrazia partecipata, emessi dall’Assessorato regionale alle Autonomie Locali, arrivano con due e tre anni di ritardo. Due anni di ritardo rispetto al dato delle risorse disponibili per ciascun Comune. Tre anni di ritardo rispetto al dato delle somme effettivamente spese (e delle sanzioni comminate ai Comuni che non hanno applicato la legge). Se tutto dovesse rimanere come è stato finora, sapremo cosa è successo l’anno scorso solo il prossimo anno e sapremo cosa sta succedendo quest’anno solo nel 2024. È uno dei temi che Giuseppe D’Avella di “Spendiamoli Insieme” ha sollevato nell’intervento alla prima giornata del Raduno 2022 di Open Data Sicilia (30 settembre e I ottobre, Catania). Raccontando come “Spendiamoli Insieme” metta in chiaro la storia della democrazia partecipata siciliana dal 2016 a oggi attraverso oltre 3.500 documenti, a cui sommare 880 articoli di stampa sul tema.
Per fare il punto D’Avella è partito dall’ultimo dato ufficiale su quanto i Comuni hanno speso e su quanto non hanno speso, che è relativo al 2019. Nel 2019 le città siciliane hanno dovuto restituire alla Regione un milione e 381 mila euro sul totale di 4 milioni e 193 mila euro allora disponibili. In pratica un euro su tre. Per l’anno successivo, il 2020, c’è ancora un dato ufficiale, che riguarda le somme a disposizione. Che a quel tempo erano in totale 4 milioni e 642 mila euro. Quanto venne speso? A “Spendiamoli Insieme” non risulta che l’Assessorato abbia ancora fornito l’informazione. Facendo letteralmente le addizioni su quanto sono riusciti a rintracciare on web, i ricercatori hanno però trovato un impegno di spesa complessivo di circa 4 milioni. Se ciò fosse, il 2020 segnerebbe il punto più alto della spesa per la democrazia partecipata in Sicilia. E sarebbe una bella notizia.
Subito dopo però si tocca invece il punto più basso. Per il 2021 il totale delle risorse a disposizione e il totale delle risorse spese non sono noti ufficialmente e ancora una volta a fare i conti è “Spendiamoli Insieme”. Ad essere stati spesi o impegnati nel 2021 risultano 2 milioni di euro in totale. Meno della metà dei fondi che si può ragionevolmente indicare come disponibili. Infatti, in media, ogni anno i Comuni siciliani nel loro complesso dispongono di una somma che va dai 4 ai 5 milioni di euro.
C’è da aggiungere che molti processi riguardanti il 2021 sono ancora in corso in questo ultimo trimestre del 2022. Ciò significa che probabilmente quel dato di due milioni spesi potrebbe aumentare nei prossimi mesi. Peccato, però, che il 16 giugno 2021 la Regione abbia emesso una circolare con la quale stabilisce che i soldi non impegnati entro il gennaio dell’anno successivo, dunque entro il gennaio del 2022 per quanto riguarda il 2021, sono definitivamente persi. E i Comuni “ritardatari” sono obbligati a restituirli alla Regione perché possa redistribuirli ai Comuni “virtuosi”, come prevede la legge. Se le disposizioni attuative previste nella circolare dell’anno scorso venissero applicate, insomma, le città siciliane sarebbero costrette a rinunciare a circa 2 milioni e mezzo per il solo 2021.
E nel 2022? Il rischio serio è che vada altrettanto male, o addirittura peggio. Alla data del 30 settembre di quest’anno, infatti, i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” hanno trovato spese o impegni di spesa per un milione e 184 mila euro. Se da qui a gennaio 2023 i Comuni che ancora non hanno svolto i processi non si metteranno a correre, le città e le cittadinanze perderanno definitivamente i propri fondi.
Per chiarire: nel Libero Consorzio di Agrigento i fondi spesi nel 2020 sono stati 433 mila euro, nel 2021 ne risultano spesi 212 mila e nel 2022 finora ne risultano spesi 98 mila; nel Libero Consorzio di Caltanissetta si passa dai 256 mila del 2020 ai 167 mila del 2021 fino ai 147 mila del 2022; nell’Area Metropolitana di Catania si passa dai 823 mila del 2020 ai 489 mila del 2021 ai 329 mila del 2022; nel Libero Consorzio di Enna si va dai 220 mila del 2020 ai 118 mila del 2021 ai 43 mila del 2022; nell’Area Metropolitana di Messina si va dal milione e 86 mila del 2020 ai 445 mila del 2021 ai 250 mila del 2022; nell’Area Metropolitana di Palermo si va dai 944 mila del 2020 ai 321 mila del 2021 ai 173 mila del 2022; nel Libero Consorzio di Ragusa si passa dai 214 mila del 2020 ai 28 mila del 2021 ai 44 mila del 2022; nel Libero Consorzio di Siracusa si passa dai 259 mila del 2020 ai 122 mila del 2021 ai 50 mila del 2022; nel Libero Consorzio di Trapani si passa dai 303 mila del 2020 ai 102 mila del 2021 ai 50 mila del 2022. Fatti due conti, anche per il 2022 sono a rischio almeno due milioni e mezzo di euro.
Iria Cogliani
Foto dalla diretta YouTube del Raduno 2022 di Open Data Sicilia