Con un numero di processi avviati pari a quello dell’anno precedente (299 nel 2024, 300 nel 2023) ma con un aumento dei processi conclusi e delle somme impegnate rispetto all’anno precedente, il 2024 della democrazia partecipata siciliana ha più luci che ombre (anche se le ombre ci sono, a partire dall’ipotesi di uno “svuotamento” della normativa al quale il team di “Spendiamoli Insieme” si oppone lanciando l’idea di “scrivere insieme” una legge più organica che faccia tesoro dei tanti aspetti positivi di quella attuale).
La lista degli 86 Comuni inadempienti
Ma vediamo come è andato l’anno nei dettagli. Poco più di tre mesi fa il dato era sconfortante. Non per caso “Spendiamoli Insieme” aveva lanciato l’allarme. Erano infatti 187, su un totale di 391, i Comuni che non avevano ancora messo mano ai processi. E dire che si trattava già di un miglioramento: nell’anno precedente, infatti, alla stessa data i i Comuni inadempienti erano 215. La tendenza, quindi, era comunque positiva.
E la tendenza resta positiva anche con il dato aggiornato a oggi. Nel 2024, infatti, sono stati 86 Comuni “contro” i 91 nel 2023 a rivelarsi del tutto inadempienti. Si tratta di quei Comuni che in tutti i 12 mesi dell’anno non hanno fatto nulla in tema di democrazia partecipata e per questa ragione su “Spendiamoli Insieme” si trovano colorati in grigio.
Comunque sia, per questi 86 Comuni il dado è tratto: a meno di colpi d’ala dell’ultim’ora – di cui eventualmente Spendiamoli Insieme darà notizia nelle schede dedicate ad ogni Comune – hanno rinunciato alla loro democrazia partecipata e ai loro fondi.
La graduatoria per province
Gli 86 Comuni inadempienti sono così suddivisi: 11 Comuni su 43 nell’Agrigentino, 6 su 22 nel Nisseno, 18 su 58 nel Catanese, 3 su 20 nell’Ennese, 21 su 108 nel Messinese, 14 su 82 nel Palermitano, 1 su 12 nel Ragusano, 7 su 21 nel Siracusano, 5 su 25 nel Trapanese.
In termini di graduatoria delle aree ex provinciali, quindi, a fare meglio è il Libero Consorzio di Ragusa che ha solo l’8,3% dei Comuni inadempienti, poi viene il Libero Consorzio di Enna con il 15%, al terzo posto la Città Metropolitana di Palermo con il 17%. E poi: quarto posto alla Città Metropolitana di Messina con il 19,4%, quinto al Libero Consorzio di Trapani con il 20%, sesto al Libero Consorzio di Caltanissetta con il 27,2%, settimo al Libero Consorzio di Agrigento con il 27,9%, ottavo alla Città Metropolitana di Catania con il 31%. A fare peggio è il Libero Consorzio di Siracusa con il 33,3% dei Comuni inadempienti.
La questione tempo
Il 2024 va non benissimo a proposito del rispetto delle scadenze, che pure sono fissate dalla norma. Come sa chiunque abbia dovuto gestire un budget, un progetto o un gruppo di lavoro la variabile tempo non è mai ininfluente. Fare le cose che si devono fare con troppo anticipo o con troppo ritardo rischia, quasi sempre, di condizionarne l’esito e/o la qualità. Il che significa, in parole povere, ottenere meno e peggio di quello che si potrebbe e che si dovrebbe ottenere.
Andiamo al nostro caso. La scadenza più lontana nel tempo, di fatto la prima di ogni anno, è quella del 30 giugno. Entro il 30 giugno i Comuni che hanno a disposizione più di 10 mila euro per la democrazia partecipata devono avviare i propri processi. In pratica devono (almeno) pubblicare l’avviso con cui chiamare a raccolta i cittadini dando loro modo di presentare le proposte che vorrebbero fossero realizzate con i fondi disponibili.
Nel 2024 85 Comuni non hanno rispettato questa scadenza e altri 84 l’hanno invece rispettata. La metà fa bene, l’altra metà male. Ed è un dato che non vede miglioramenti (anche nel 2023 sono stati 84 i Comuni rispettosi della scadenza).
Un problema di poco conto?
Può sembrare un problema di poco conto. E – di fatto – per la Regione lo è, visto che la scheda di rilevazione sulla democrazia partecipata che il Palazzo palermitano presenta agli enti locali non solo arriva un sacco di tempo dopo ma, soprattutto, di questa scadenza normativa non tiene conto. Sono i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” a fare le rilevazioni di merito e, puntualmente, a darne notizia.
Ma perché dare tanta importanza a questa scadenza? È presto detto. L’avvio tempestivo dei processi è una condizione indispensabile, anche se non sufficiente, per consentire una vera partecipazione dei cittadini, ai quali tocca dare il tempo necessario per ideare, affinare, illustrare e, quindi, proporre al proprio Comune le opere e i servizi che vorrebbero fossero realizzati. Quando ciò non accade, la partecipazione resta più una parola che un fatto.
E le altre scadenze? Anche su quelle c’è da stare attenti, ma il monitoraggio è più complesso. La legge siciliana consente infatti di procedere all’impegno di spesa, o, ancor meglio, alla spesa effettiva, fino al 31 gennaio dell’anno successivo. Per questo, tra qualche mese dovremo tornare sull’argomento. Peraltro, se mantiene le tempistiche finora realizzate, la Regione darà l’esito ufficiale della propria rilevazione tra un paio di anni.
C’è da ricordare a questo punto che “Spendiamoli Insieme” ricava i dati dal web e lo fa tramite l’impegno di persone che spulciano centinaia e centinaia di pagine online. Può capitare che qualcosa sfugga o che qualcosa sia mal interpretata. Per questo, d’altronde, è reiterato l’appello a cittadini, associazioni e istituzioni affinché segnalino le informazioni di cui sono a conoscenza (alla mail: info@spendiamolinsieme.it). Resta vero, però, come dimostra il commentario sulle sanzioni comminate dalla Regione, che quasi sempre il team di monitoraggio civico ci azzecca.
I processi conclusi
Restiamo però alle informazioni che i ricercatori sono riusciti a rilevare fin qui. Un dato interessante è quello dei processi di democrazia partecipata. Nel 2024, alla data odierna, risultano conclusi 250 processi, per i quali cioè c’è il “vincitore”, il progetto o i progetti a cui destinare i fondi. Si tratta del 63,9% del totale dei 391 Comuni. Nel 2023 i processi conclusi erano stati 238, pari al 60,8%. Anche in questo caso si registra quindi una tendenza positiva: il 2024 si chiude con un + 3,1% dei processi conclusi.
Il dato però da solo non basta. Bisognerà analizzare caso per caso questi processi, per scovare quelli che non rispettano appieno la legge e, per questo motivo, risultano di “scarsa qualità” sotto il profilo della partecipazione (per esempio non consentendo ai cittadini di presentare proposte oppure non consentendo loro di votare le proprie preferenze, come purtroppo continua ad accadere).
Intanto, però ci sono altri “numeri” da considerare, “numeri” che possono aiutare ad avere un’idea dello scenario generale. Si tratta, neanche a dirlo, della questione soldi.
La questione soldi
Premessa fondamentale da fare a questo proposito. L’apparato normativo regionale e la gran parte dei regolamenti adottati dicono che negli avvisi che danno il via ai processi regionali il budget deve essere indicato. Non succede sempre, però. E così il dato rilevato da “Spendiamoli Insieme” è obbligatoriamente monco.
Nel totale, comunque, si conosce l’entità dei fondi disponibili per la stragrande maggioranza dei Comuni nell’anno appena trascorso. E infatti si sa che nel 2024 erano disponibili per la democrazia partecipata almeno 3.898.723,25 € (ai quali appunto vanno aggiunti i fondi di quei Comuni che non li hanno comunicati). Su questo totale alla data odierna risulta appostata una spesa complessiva di 2.778.571,20 €. In soldoni, è proprio il caso di dirlo, il 71,2% delle somme a disposizione risulta impegnato. Nel 2023, con una rilevazione fatta a marzo 2024, a essere impegnato risultava il 66% dei fondi. Quindi, anche in tema di soldi il miglioramento c’è e si vede.