Poco meno di un mese fa (29 marzo) “Spendiamoli Insieme” ha monitorato la situazione della democrazia partecipata nei 37 Comuni siciliani che l’8 e il 9 giugno sono chiamati a eleggere Sindaco e Consiglio Comunale.
Ad un passo dalle Amministrative, si torna a fare una verifica per individuare avanzamenti nei diversi processi comunali e, anche, eventuali “nulla di fatto”. Ecco cosa è successo.
Buone notizie in corso
La buona notizia è che rispetto ad un mese fa la democrazia partecipata di alcuni Comuni è andata avanti.
Primo tra tutti è Caltanissetta, 59.245 abitanti e unica capitale che va ad elezioni amministrative a inizio giugno. Il 17 maggio la città ha pubblicato il verbale con cui vengono ammesse a votazione 14 proposte presentate dai cittadini (di cui 2 con riserva) e viene esclusa una sola proposta (in tutti le proposte sono state infatti 15).
Per arrivare a questo punto dell’iter, Caltanissetta si è data molto da fare (e non per caso è stata indicata già in precedenza tra i Comuni che fanno bene la democrazia partecipata).
E infatti dopo la scelta delle aree tematiche (20 marzo), sempre a cura della cittadinanza, è stato pubblicato l’avviso per la presentazione dei progetti che ha dato alla popolazione un mese di tempo (dal 21 marzo al 20 aprile) per ideare e proporre le proprie idee e, infine, si è avuta la valutazione di ammissibilità (appunto il verbale di cui si diceva sopra) che è datata 17 maggio.
Manca ora solo la votazione, cioè l’espressione di preferenza da parte dei cittadini, che sceglieranno le proposte da realizzare con i fondi (30 mila euro) di democrazia partecipata.
Ma anche tra i Comuni che fanno male la democrazia partecipata ce ne sono alcuni che sono andati avanti.
1) A Racalmuto (7.645 abitanti) nell’Agrigentino è stato pubblicato l’avviso per l’anno 2024. Per i cittadini c’è stato un mese di tempo (dal 9 aprile al 9 maggio) per presentare le proposte da far finanziare con i 12.703,74 euro disponibili. Nella cittadina, val la pena di ricordarlo, a scegliere quali proposte realizzare non è la popolazione, come richiede la legge, ma la Giunta con approvazione, in seno al Bilancio, da parte del Consiglio.
2) Condrò (464 abitanti) nell’Area Metropolitana di Messina ha completato il processo per l’assegnazione dei 7.500,00 euro disponibili quest’anno, purtroppo con tutte le “disfunzioni” già individuate: le proposte finanziate sono state presentate dal Comune (la legge dice che devono presentarle i cittadini) e a votare sono stati appena 7 cittadini.
3) Idem per Longi (1.350 abitanti), sempre nel Messinese, che ha assegnato i 4.700,00 euro del 2024 ad un progetto del Comune mentre l’unica proposta pervenuta da parte dei cittadini non è stata ritenuta ammissibile.
4) Infine, Aci Castello, (17.975 abitanti) nell’Area Metropolitana di Catania che ha chiuso da poco il processo del 2023 (esito pubblicato il 2 aprile). Un atto che arriva con grave ritardo rispetto alle previsioni normative secondo cui per l’iter del 2023 la spesa avrebbe dovuto essere effettuata o, almeno, l’impegno di spesa avrebbe dovuto essere preso entro il 31 gennaio 2024.
Infine, qualcosa si muove per uno dei Comuni che dovrebbero fare meglio la democrazia partecipata. Si tratta di Rometta (6.529 abitanti) nel Messinese. Il 16 aprile infatti la Giunta cittadina ha deliberato l’attivazione del procedimento e le linee di indirizzo per il 2024 fissando la somma disponibile (8.353,45 euro).
Nessuna nuova, cattiva nuova
Per la gran parte dei Comuni che vanno alle Amministrative però non ci sono novità né avanzamenti del processo di democrazia partecipata 2024 rispetto a quanto già raccontato con i precedenti articoli. Per questi enti vien da dire, insomma, “nessuna nuova, cattiva nuova”.
Tra i Comuni che fanno bene la democrazia partecipata si tratta di:
1) Santa Elisabetta (2189 abitanti, Libero Consorzio di Agrigento) che è rimasta ferma alla delibera del 20 febbraio con cui vengono stabiliti il budget e le aree tematiche alle quali dovranno fare riferimento i progetti dei cittadini per la democrazia partecipata di quest’anno;
2) Alessandria della Rocca (2.521 abitanti, Libero Consorzio di Agrigento) che ha pubblicato l’avviso per il 2024 con scadenza 15 marzo ma poi non ha fatto sapere più nulla;
3) i due Comuni commissariati Falcone (2785 abitanti, Area Metropolitana di Messina) e Pachino (21.678 abitanti, Libero Consorzio di Siracusa) che ancora non hanno avviato il processo 2024.
Anche tra i Comuni che fanno male la democrazia partecipata spesso non ci sono novità. Nessuna notizia dunque da:
1) Naro (7.051 abitanti) e Campobello di Licata (9.175 abitanti) nell’Agrigentino;
2) Motta Sant’Anastasia (12.054 abitanti) e Zafferana Etnea (9.383 abitanti) nell’Area Metropolitana di Catania;
3) Mandanici (531 abitanti) nell’Area Metropolitana di Messina;
4) Cinisi, oggi commissariato (11.941 abitanti), Corleone (10.493 abitanti), Monreale (38.665 abitanti), Palazzo Adriano (1.849 abitanti) e Roccamena (1.394 abitanti) nell’Area Metropolitana di Palermo;
5) Castelvetrano (29.592 abitanti), Salaparuta (1.595 abitanti) e Salemi (10.082 abitanti) nel Libero Consorzio di Trapani.
Nessuna nuova, infine, per tutti (Rometta a parte, di cui si dice sopra) i Comuni che dovrebbero fare meglio la democrazia partecipata. È il caso di:
1) Caltabellotta (3.238 abitanti) nell’Agrigentino;
2) Gela (71.937 abitanti) e Mazzarino (11.086 abitanti) nel Nisseno;
3) Ragalna (4.184 abitanti) nel Catanese;
4) Brolo (5.753 abitanti), Forza d’Agrò (848 abitanti), Leni (681 abitanti), Oliveri (2.048 abitanti) e Spadafora (4.682 abitanti) nel Messinese;
5) Bagheria (53.211 abitanti), Bompietro (1.224 abitanti), Borgetto (7.134 abitanti) e a San Mauro Castelverde (1.701 abitanti) nel Palermitano.
Iria Cogliani
Caltanissetta, foto di Alessandro AM, via Wikipedia